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Anticontraffazione a 360°

L’anticontraffazione è un argomento caldo e nel prossimo futuro molto sarà detto e fatto al riguardo. Vediamo cos’è, come si fa e perchè è importante

Anticontraffazione, meravigliosa chimera. Da quando trattiamo l?RFID, in azienda periodicamente se ne parla, più come un?entità un po? misteriosa che come una possibilità concreta; e alla fine si è sempre concluso che il mercato non era ancora maturo per garantire un ritorno d?investimento. Che è come dire: bello, ma facciamo i seri ;-).

Finalmente, e un po? di botto, ora siamo usciti da questo impasse: abbiamo 3 progetti indipendenti giunti quasi in contemporanea, e assieme a questi abbiamo anche potuto, nel normale processo di ?scouting? di nuove tecnologie che facciamo sempre internamente, definire meglio cos?è, come si fa e cosa permette. Non sono coincidenze, credo: è un segno forte che il mercato ora ha raggiunto la maturità necessaria? e come vedremo, le possibilità che si aprono sono immense.

Innanzitutto, definiamo il problema. Anticontraffazione, è piuttosto evidente, vuol dire ?marcare? degli oggetti, in produzione o in una fase in cui se ne ha ancora il completo controllo, in modo da ?certificarli? e distinguerli in modo sicuro dalle copie. Sapere che sono ?nostri?. Poterli verificare in modo semplice e poco costoso.

Noterete che finora non ho parlato di RFID! Ovviamente, l?anticontraffazione può essere realizzata in molti modi; le etichette olografiche sui CD sono un esempio, come pure la filigrana nelle banconote, o inchiostri particolari e altro. Noi però crediamo che l?RFID dia molti vantaggi: la possibilità di ?identificare? il singolo pezzo, ad esempio, di dargli un?identità, con tutto ciò che ne consegue; e altri vantaggi, che esporremo ora, propri della tecnologia.

Più formalmente, possiamo distinguere 4 requisiti per un sistema di anticontraffazione robusto:

  1. Verificabilità: piuttosto ovvio; implica il poter riconoscere che un articolo è uscito dalla propria catena produttiva. Tutti i sistemi sopra menzionati hanno, ovviamente, questo requisito. Come sotto-requisito, la verifica può avvenire:
    • online: collegati a un sistema informatico centrale, oppure
    • offline: facendo solo riferimento a un sistema locale (es. terminale portatile non connesso)
  2. Non-generabilità: anche questo intuitivo e legato al precedente; implica che un malintenzionato non possa generare un contrassegno che passi la verifica di autenticità.
  3. Non-duplicabilità: vincolo più forte, proprio dei sistemi che ?identificano? univocamente l?articolo. Dato un contrassegno, non è possibile duplicarlo. Più o meno importante a seconda dell?applicazione, lo è particolarmente nella tracciabilità di filiera.
  4. Verificabilità delle manomissioni: dev?essere possibile individuare se un contrassegno è stato manomesso o il sistema di protezione è in qualche modo alterato.

La nostra scommessa è che l?RFID possa assolvere a tutti questi requisiti. Non è semplice; ma gli ultimi avanzamenti della tecnologia dei transponder (in cui siamo presenti in modo attivo) ci permettono di fare cose davvero sofisticate.

Pensiamo ora alle implicazioni: non solo quell?articolo, che ora è nostro, è autentico; ma è proprio quel pezzo, è possibile rintracciarne tutto il processo logistico, la lavorazione, com?è capitato in quel punto vendita piuttosto che nell?altro, chi l?ha prodotto e quando, insomma? definirlo nella sua identità, come pezzo unico.

La prima applicazione, ovvia, è nel controllo di filiera logistica, la sua certificazione e il controllo del cosidetto ?grey market?. Questo, unito ai vantaggi per la logistica ?pura?, costituisce già di per sé un grosso benefit dell?adozione dell?RFID per un?azienda. Ma c?è di più?

Una volta che il capo arriva nel punto vendita, infatti, si concretizza quella che è la vera potenzialità di questo sistema: quel capo ora è certificato, è possibile associargli un?identità e un prestigio ben definito. Nel caso ad esempio di articoli di alto valore, questo è dirompente: si può garantire al cliente che il suo acquisto ha esattamente questa connotazione di alta qualità che lui si aspetta, legarlo a sé attraverso il brand e l?orgoglio che può essere associato all?acquisto.

E non guasta che l?RFID permette tutta una serie di effetti davvero d?impatto: punti vendita ?intelligenti? che consentono di mostrare al cliente non solo l?autenticità del suo acquisto, ma anche la filiera produttiva, il processo di lavorazione di quel prodotto, farlo sentire appunto unico. E da qui, le possibilità sono immense: partecipazione a programmi di fidelizzazione, concorsi a premi, tracciatura del tipo di clientela, ?eventi? post-vendita?

Insomma, come vediamo dal problema puramente tecnico dell?anticontraffazione si diramano parecchi vantaggi: logistici; ?legali? (gray market); di marketing (shop experience); di immagine (tutela e crescita del brand). Il bilanciamento di questi fattori va tarato sul caso specifico, ma in fondo è solo una questione di applicare la fantasia. Da notare indubbiamente che ci potrebbero essere problematiche di privacy; ma è possibile comunque, analizzando bene ogni caso, soddisfare i requisiti legislativi senza perdere in funzionalità.

In altre parole, tutti sono capaci di stampare tag, e leggerli sotto un portale; ma qui, in questa tecnologia, c?è il vero cambio di passo dell?RFID: la possibilità di affrontare un problema, e risolverne ?a gratis? altri 3, non importa in che ordine; la possibilità di legare a sé un cliente, cominciando a parlargli tramite l?IT e coinvolgendo via via il marketing, l?ufficio vendite, fino alla dirigenza; di dargli del concreto valore aggiunto a tutti i livelli, e generare quel ritorno dell?investimento che è visto come l?ostacolo principale dell?adozione dell?RFID.

è un cambio di prospettiva non da poco. Ma in questo campo siamo all?avanguardia; e siamo intenzionati a portare effettivamente ai nostri clienti tutti questi vantaggi, nella forma più efficace.