Abstract Intervento Zich:I Distretti Tecnologici: innovazione basata sulla conoscenza
La creazione dei Distretti Tecnologici nasce dall’obiettivo comune di istituzioni e imprese di sostenere processi di innovazione locale basati sulla conoscenza. Una politica avviata agli inizi del nuovo millennio sotto la spinta dell’allora ministro Moratti, d’intesa e con il concorso delle Regioni, per creare organismi di governance indirizzati a stimolare la crescita e l’attività innovativa di quelli che la Commissione Europea definisce i ?poli di innovazione?: raggruppamenti di imprese indipendenti, start-up innovatrici, piccole, grandi e medie imprese attive in un particolare settore o regione. Il Distretto Tecnologico opera nelle logiche delle politiche della ricerca nazionale (ed internazionale) e si specializza nell’impatto sul territorio regionale.
Il balzo in avanti del progetto federalista e l’accresciuta mole di attribuzioni alle Regioni anche in materia di politiche dell’innovazione e della R&S, rende necessario il passaggio, importante ed estremamente delicato, dalla fase creativa e ?visionaria? della loro nascita ad una fase nuova che si qualifica per forme di governance più sistemiche. Un processo evolutivo che deve concretizzarsi nell’impegno verso una definizione del ruolo dei Distretti Tecnologici e delle loro attività, verso il consolidamento di processi autogenerativi ? e sostenibili nel lungo termine ? in grado di affermare l’agglomerazione e la crescita di imprese innovative nell’ambito dei regimi tecnologici specifici a ciascun distretto.
Da una cultura dei progetti, appesantita da un’intrinseca limitatezza temporale che ne riduce obiettivamente le capacità di impatto, si passa ad una cultura dei programmi, che rende necessaria una capacità di regia forte, un pilotaggio che si riferisce chiaramente all’impresa ed un accompagnamento pubblico che si vuole facilitatore ma non dominatore.
Se il ruolo primario nell’azione di consolidamento e sviluppo non può che essere prerogativa di ciascun distretto, emerge anche la necessità di un contributo forte da parte di un soggetto collettivo come ADiTe, l’Associazione dei Distretti Tecnologici in grado di fare sintesi dei punti di forza ma anche di criticità dei distretti, così da valorizzarne le competenze Il ruolo di ADiTe, che ho l’onore di presiedere, si muove attorno allo spazio di una progettualità multidistrettuale con l’obiettivo prioritario di creare una cultura dei Distretti Tecnologici, un professionismo e una proposta per arrivare a un sistema di regole condiviso, così da assecondare al meglio la realizzazione di programmi congiunti tra pubblico e privato. Un soggetto in grado di rappresentare i Distretti associati ed interloquire con la politica e con tutti i soggetti istituzionali nazionali per conquistare quel sostegno organico, non limitato alle sole contingenze, che è condizione ineludibile per dotarsi del respiro strategico necessario a consolidare, estendere e far prosperare la società della conoscenza nel lungo periodo.
Un forte impulso da parte dello Stato, che deve intervenire col proprio supporto finanziario trovando le forme che garantiscano un giusto mix pubblico-privato, è ciò che ci attendiamo dal nuovo Governo, certi ? come siamo ? che esso vorrà rispondere alle domande che vengono dalle aree più dinamiche del Paese e dai soggetti più impegnati a trasformare la nostra realtà economica secondo linee di sviluppo guidate dalla conoscenza.